Correva l’anno 2013. O forse 2012. Avevamo da poco superato l’Apocalisse annunciata – era la terza, da quando avevo coscienza – e io ero da poco rientrata da una disastrosa prima iscrizione all’Università all’estero, in cui avevo scoperto che, per qualche bizzarro motivo, stare lontano dallo iodio del Mar Mediterraneo aveva un effetto deleterio per il mio equilibrio tiroideo esattamente quanto l’aveva per gli altri malati. La differenza era che agli altri malati i dottori credevano.
Strano quanto non avere tiroide e avere la tiroide bruciata per le radiazioni non sembri la stessa cosa, agli occhi dei luminari.
In ogni caso, correva un anno a scelta tra il 2012 e il 2013. Non posso controllare perché, meraviglia delle meraviglie, pare che anche quell’informazione sia sparita dall’etere. E proprio questo è il punto in questione, ma questo è uno spoiler, per cui fingiamo ancora che i Maya abbiano calcolato male quanto materiale servisse loro per il calendario. Un esercizio mentale semplice, se avete mai avuto un hobby come il cucito.
All’epoca ero una scrittrice rinomata in un certo fandom e forse anche in due. Come sempre, il mio progredire nella vita andava a stralci di ossessioni, concentrarmi su più cose alla volta era un peso, ma almeno ero molto, molto produttiva. Nonostante avessi appena vissuto tre mesi della mia vita girando di notte per le vie di una città sconosciuta perché il mio cervello non funzionava, ero incredibilmente produttiva e attiva nel fandom. Non ho mai pensato alle fanfiction come a qualcosa di meno degno di una storia originale, ma, com’è ovvio, avevo il sogno nel cassetto di diventare una scrittrice rinomata – e ricca -, con il proprio libro sugli scaffali – e un sacco di soldi – e mimavo fantomatiche interviste mentre mi vestivo al mattino. Quando mi vestivo. Ero anche in preda a una brutta depressione, in quel periodo.
All’epoca, ancora, una casa editrice era appena nata, una casa editrice fresca, tutta al femminile, ma… Lascio la presentazione alle loro parole, come riportate dal blog Sognando tra le righe:
“La Mela ha uno staff tutto al femminile, ma non per questo debole: anzi, proporremo testi forti, audaci e sovversivi. Sono l’horror, la fantascienza, il fantasy e le contaminazioni i principali punti fermi. Un posto speciale ce l’ha anche la narrativa LGBT (M/M e transgender), che difficilmente trova posto nel mercato editoriale tradizionale a causa delle sue tematiche, ma che ha un pubblico vastissimo e affamato.”
Io ero, in tutto e per tutto, in pieno nel loro target: appassionata di horror e fantascienza, scrittrice prevalentemente di M/M (e rileggendo questa presentazione mi rendo conto che mancano 2/4 della sigla LGBT) e alla disperata ricerca di un editore che potesse ispirarmi a continuare la storia che portavo avanti mentalmente dal liceo, legata alla mia protagonista, Marie, in un genere che era tra l’urban fantasy e quello che poi è diventato Supernatural, ma che, con il senno di poi, chiamerei: il genere Buffy.
Buffy mi aveva accompagnata per una grossa parte degli anni 90. Una donna forte e fragile e, soprattutto, un racconto corale che, per una pura coincidenza, trattava anche di sovrannaturale. Era il mio obiettivo, quello: muovere Marie, il suo passato difficile, il suo potere soverchiante, attraverso scenari sovrannaturali, ma raccontare soprattutto la sua storia. Quindi, sì, assolutamente, ero il target di questa casa editrice.
La Mela Avvelenata non era, a sua discolpa, una casa editrice unicamente digitale. Ricordo una Cartoomics in cui avevano un discreto banco espositivo, con belle copertine e una scelta di titoli che davvero manteneva la promessa. Ne ho ancora alcuni in bella vista nella mia libreria. Il suo target e la sua offerta mi ispirarono a scrivere, ad andare avanti, nella speranza di finire il romanzo su Marie e proporlo al mondo. Marie Sperelli era una figlia a lungo covata e che poteva finalmente muoversi in uno scenario letterario che non è quello attuale, con la scelta attuale, ma era tristemente chiuso, invece, in scelte editoriali safe.
In questa serie di post vorrei raccontarvi dell’unica volta in cui si è affacciata sul mondo, per poi sparire di nuovo nei meandri del mio disco rigido, la sua esistenza al di fuori testimoniata da un paio di post su antichi blog e il santo goodreads.
Per prima cosa, parleremo del contest.